Sulla base delle raccomandazioni internazionali riportate in bibliografia, possono sottoporsi all’intervento di colonvaginoplastica le persone che soddisfano i seguenti requisiti:
In Italia si richiede inoltre:
Anche se non è un criterio esplicito, si raccomandano visite regolari, concordate sulla base dei bisogni individuali, con uno psicologo e/o medico specialista (per es. endocrinologo).
Quando siano rispettati i criteri necessari per effettuare l’intervento chirurgico (vedi sopra), la persona interessata dovrà:
Sospensione della terapia ormonale con estrogeni da un mese prima dell’intervento a quindici giorni dopo. In generale, qualora si stesse assumendo un qualsiasi farmaco su prescrizione, bisogna discuterne con lo specialista. Potrebbe essere necessario interromperne l’assunzione anche diversi giorni prima dell’intervento. La terapia farmacologica potrà essere ripresa a discrezione del medico.
L’intervento prevede due fasi, una fase demolitiva e una fase ricostruttiva.
La fase demolitiva prevede l’asportazione degli organi genitali originari: testicoli, epididimi e funicoli (sacche e canali che contengono gli spermatozoi), pene e parte dell’uretra (l’uretra è un canale che collega la vescica con l’esterno e che costituisce l’ultimo tratto delle vie urinarie). Si fa presente che la prostata non viene asportata. La fase demolitiva dell’intervento preclude irreversibilmente la capacità di procreazione. Nella fase ricostruttiva viene creata una nuova vagina (neovagina) utilizzando una parte dell’intestino in aggiunta alla pelle (cute) di pene e scroto. Si procede quindi alla creazione dei genitali esterni (clitoride, grandi e piccole labbra) e alla creazione dell’uretra femminile per poter urinare. In particolare, una parte del glande (apice del pene) viene conservata per costruire un clitoride che permette, nella maggioranza dei casi, di avere una buona sensibilità erotica durante i rapporti sessuali. Alla fine dell’intervento viene applicato un catetere vescicale (cannula che consente di eliminare l’urina) e un bendaggio compressivo che saranno mantenuti per alcuni giorni. Dopo circa quattro giorni dall’intervento inizieranno le manovre di dilatazione della vagina che saranno insegnate dal personale sanitario e dovranno essere eseguite tutti i giorni seguendo le indicazioni del chirurgo. L’attività sessuale può essere ripresa dopo circa 2-3 mesi dall’intervento.
L’intervento di colonvaginoplastica viene consigliato solo alle persone che non hanno la possibilità di eseguire la vaginoplastica con lembo peno-scrotale (ad esempio perché è ragionevole pensare che non si otterrà una vagina sufficientemente profonda) o che hanno necessità di un secondo intervento per allungare il canale vaginale a causa di un accorciamento della neovagina. La colonvaginoplastica presenta più rischi per la salute rispetto all’intervento di vaginoplastica con lembo peno-scrotale (mortalità riportata in letteratura fino al 3-4%) in quanto deve essere prelevata una parte di intestino ed è per questo motivo che si evita di effettuarla a meno che non si verifichino le condizioni descritte.
L’intervento ha una durata di circa 7 ore e avviene in anestesia generale.
L’intervento di colonvaginoplastica prevede un ricovero che varia dai 7 ai 14 giorni, a seconda delle caratteristiche della persona e del recupero post operatorio.
Le complicanze dell'intervento di colonvaginoplastica si suddividono in immediate e secondarie.
Sistema Sanitario Nazionale (SSN): nessun costo.
Libera professione: a discrezione del professionista.
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