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Linguaggi

Il problema più frequente che incontrano le persone transgender è quello relativo all'uso del nome proprio e del pronome in cui non si riconoscono. Cosa fare in questo caso per usare un linguaggio corretto?

Tutti abbiamo imparato vari tipi di linguaggio: il linguaggio verbale (le parole, la grammatica, ecc.), il linguaggio non verbale (i gesti, gli atteggiamenti, ecc.), il linguaggio visivo (immagini, ecc.) e così via. Essi hanno tutti la stessa importanza, anche se spesso si dà maggior valore al linguaggio verbale, che dà ordine al mondo in cui viviamo, incluse le persone, attraverso la nominazione (l’atto di dare un nome). Nominare è non solo utile, ma proprio necessario per orientarci nell’ambiente creando “etichette” e “categorie”, soprattutto quando incontriamo qualcosa di diverso o di nuovo. L’aspetto più interessante di tutti i linguaggi è proprio che possiamo modificarli per adeguarli alle nostre esperienze. Avere a disposizione tante parole, tante immagini, tanti gesti, atteggiamenti, ecc. e poterli anche modificare e ri-creare, vuol dire essere più capaci di orientarci nel mondo con meno diffidenza e paura delle differenze e delle novità che incontriamo. Così potremo anche ricorrere meno spesso a discorsi e comportamenti discriminatori, dovuti proprio alla paura di ciò che è nuovo, sconosciuto o “mai visto e sentito”.

Tutto ciò vale anche per le questioni che riguardano:

  • il sesso, cioè l’insieme delle caratteristiche biologiche con le quali una persona nasce, per esempio i cromosomi sessuali (XY per i maschi e XX per le femmine), le gonadi (testicoli per i maschi e ovaie per le femmine), i genitali, gli ormoni sessuali. Una persona può nascere con caratteristiche sessuali maschili, femminili o più raramente sia maschili che femminili (condizioni intersessuali)
  • il genere, cioè le caratteristiche definite socialmente che distinguono il maschile dal femminile, vale a dire norme, ruoli e relazioni tra individui definiti come maschi e femmine
  • l’orientamento sessuale,  cioè l'attrazione fisica, emozionale, romantica e/o sessuale di una persona per un’altra.

Anche in questi ambiti, però, c’è bisogno di molte più parole, immagini, gesti, ecc., perché nella realtà non nascono solo maschi o femmine, ma anche altri corpi; questi corpi non diventano solo uomini o donne, ma anche altri generi; e non c’è solo l’attrazione per il genere opposto o per lo stesso genere, ma anche altri tipi di attrazione. Qui ci occupiamo dell’espressione persone transgender che comprende quelle persone la cui identità di genere non è allineata al sesso assegnato alla nascita e che non necessariamente vogliono modificare il proprio corpo.

Il problema più frequente che incontrano le persone transgender è quello relativo all’uso del nome proprio e del pronome in cui non si riconoscono. Cosa fare in questo caso per usare un linguaggio corretto? Lo strumento migliore è ascoltare quale nome proprio e quale pronome ogni persona usa per identificarsi e usare quelli.

Più in generale, infatti, i linguaggi servono per scambiarsi informazioni e il successo della comunicazione dipende prima di tutto dal comprendere e accettare (senza necessariamente essere d’accordo) il modo in cui entrambi o tutti gli interlocutori si presentano con le parole, i gesti, gli atteggiamenti, ecc.


Bibliografia

Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT. Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento per le Pari Opportunità e UNAR-Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali a difesa delle differenze. 2013.

Monceri F. Oltre l’identità sessuale. Teorie queer e corpi transgender. Edizioni ETS, Pisa, 2010.

Paoli B, Ghisoni A, Cikada M. Guida Arcobaleno. Tutto ciò che devi sapere sul mondo LGBT+. Golem Edizioni, Torino, 2018.

Valerio P, Amodio AL, Scandurra C. Lesbiche Gay Bisessuali Transgender. Una guida dei termini politicamente corretti. 2016.

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